"4 anni fa morivi, assassinato. Moriva il tuo corpo, morivi
in una strada buia della Palestina, torturato. Non ti conoscevo bene allora. Ti
ho conosciuto dopo, caro Vik, ho conosciuto solo dopo le tue meravigliose e
umane parole. Le ho fatte mie. Ho provato a far mio il tuo coraggio, e leggere il
tuo libro, mi ha spronato a partire per la Palestina. Dopo quello che mi hai
mostrato, volevo capire meglio. Ed ho capito. Ho capito la tua rabbia, la tua
disperazione, il tuo legame con quel popolo. Vedi caro Vik, il tuo messaggio di
umanità non morirà mai, saremo lottatori e sognatori fino alla fine, perché come
hai ripreso anche da Mandela, un vincitore è un sognatore che non ha mai smesso
di sognare. Faremo delle nostre vite poesie, finché libertà non verrà declamata
sopra le catene di tutti i popoli oppressi. Come dicevo prima non ti ho mai
conosciuto di persona, ma ti ho conosciuto dalle tue pagine, dai tuoi video,
dai racconti di chi ti conosceva, e so per certo che staresti male oggi a
vedere quanto odio si sta impadronendo di questo nostro Mondo, che consideriamo
casa. Per noi, che non crediamo nei confini, nelle barriere è ancora più difficile.
Perché è come se vi fosse un furente litigio nella propria casa. L’umanità la
si sta perdendo a poco a poco. Il legame che ci dovrebbe far sentire tutti
parte di una stessa grande famiglia si sta rompendo. Purtroppo è l’umanità che
si rompe Vik, non le catene. Ricordo quanto scrissi su Gaza, eri indignato, e
invitavi ad esserlo. Dicevi” rimanere immobili in silenzio significa sostenere
il genocidio in corso, urlate la vostra indignazione, in ogni capitale del
Mondo civile, perché c’è una parte dell’umanità che sta morendo in pietoso
ascolto.” Lette queste parole, ricordo scoppiai in un tragico pianto. Ho avuto
paura che il Mondo non si sarebbe mai messo in ascolto, che l’immobilità
avrebbe perseverato. Ma quelle parole Vik, quell'invito ad agire ha attecchito su molti, me compresa. Quella volontà di agire, di non ascoltare in silenzio vivono ancora e comunque nei cuori di
tutti noi sognatori, di chi lotta perché non vinca l’ignoranza e l’indifferenza,
vivono nelle marce cittadine per la legalità, vive nelle conferenze per parlare
di cose di cui pochi vogliono parlare perché scomode, vivono là in quella fetta
di umanità che non si vuole dare per vinta, che si sobbarca della
responsabilità che si ha poiché uomini e donne di sapere e far sapere, di dare
voce a chi non può, di lottare per la giustizia sociale e la libertà. Caro
sognatore, grazie per la tua testimonianza, grazie davvero. Restiamo Umani.
Sempre. "
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