martedì 31 marzo 2015
Il volto del dramma siriano
Huda, è il nome di questa bambina siriana. 4 è il numero di anni che ha vissuto. 4 sono gli anni di guerra in Siria. Questa bambina ha visto solo guerra, solo morte, solo distruzione, solo angoscia e paura. Il suo sguardo è preoccupato, terrorizzato.La prima cosa che gli è venuto spontaneo fare di fronte ad un obiettivo di una macchina fotografica è stato alzare le braccia. Chissà quante volte avrà visto fare quel gesto ai suoi genitori, alzare le braccia in alto in senso di arresa. Lei non sa cosa sia la pace. Lei non ha mai avuto un' infanzia. Quell'infanzia a cui io, noi bambini occidentali siamo abituati. Una bambina italiana di fronte all'obiettivo di una macchina fotografica si sarebbe scansata se timida, avrebbe coperto il volto per l'imbarazzo, o si sarebbe messa in posa, sfoggiando il proprio sorriso se sfrontata e estroversa. Questa piccola siriana invece no. E' rimasta immobile, a guardare difronte a sé quello che ha immaginato fosse il suo nemico. Sì, questo è davvero il volto del dramma di un popolo, è il volto di un'infanzia negata, di un popolo che non trova pace e serenità da troppo tempo. Vittima indifesa,lei che colpe ne ha? Sua madre, mettendola al Mondo, magari come tante aveva immaginato per lei felicità, gioia,amore. E invece vede sua figlia crescere nella disperazione, sempre che ad Huda sia rimasta una madre. Ora mi voglio rivolgere a te dolce fiore."Sei nata in una terra meravigliosa, in una terra fertile, antica, sei portatrice di una nazionalità che dovrebbe rappresentare per te un vanto, e invece ti ha fatto solo star male fino ad ora. Non puoi sapere cosa sia la pace, la felicità, non le hai mai conosciute, non sai quale sia il loro aspetto.Se qualcuno ti dicesse di portarti a vedere i fuochi d'artificio, tu avresti timore, perché quei rumori per te rappresentano solo morte. Se qualcuno provasse a parlarti di giochi, di girotondi, di sonni leggeri, di cioccolatini kinder, tu non sapresti affatto di cosa si stia parlando e questo mi tormenta. Che colpe ne hai dolce Huda di questa tua infanzia negata? Nessuna davvero. Vorrei che il tuo volto non fosse così preoccupato, vorrei che tu sia felice un giorno, che vedrai il tuo paese rifiorire, e farai in modo che i tuoi figli non vedano quel che tu hai visto ora. Questa guerra è un gioco di potere assurdo, questa crisi umanitaria deve finire. Non ho soluzioni, non ho poteri, ho solo bisogno di sentir dire che sia tutto finito, e uscirò a festeggiare, per loro, per i Siriani, per te piccola Huda, e per il tuo futuro."
lunedì 30 marzo 2015
Me?!
Mi presento. Sono Silvia e sono una sognatrice. 23 anni fa sono entrata a far parte di un vasto
sistema di cose, e di emozioni che fatico ancora a comprendere. Tutto intorno a
me può essere al contempo affascinante, misterioso e terribilmente fastidioso.
Ho paura di avvertire troppo il peso di questo Mondo. Tante volte mi vien da
pensare che in fin dei conti sono una persona fortunata. Sì che lo sono. Come
scrivevo in un momento di pura riflessione natalizia, sono nata bianca,
europea, sana, forte, etero, benestante. Non sono nata nera, africana, malata,
debole, omo, e povera. Io sono nata con delle fortune. Quando ero piccola mi
dicevano che io ero nata fortunata perché sono nata con la cosiddetta camicia,
simbolo di fortuna. Ma io quella placenta addosso ce l’ho e l’avrò sempre. E
no, non ringrazio il signore per questo, perché non credo ad un essere
superiore al uomo che elargisca doni a chi si e a chi no. E non ringrazio
nemmeno il fato. Non ringrazio nessuno, se non in parte la mia famiglia, anche
se non dipende interamente da loro questa fortuna. Naturalmente una volta messi
al Mondo, e questa è una bellissima espressione, dobbiamo decidere noi cosa
fare del tempo che ci viene concesso, che come ben si sa è molto labile. Tanto
facilmente vien donata, così tanto facilmente vien portato via questa vita . Io
sono stata messa al Mondo, e ripeto al Mondo e non in Italia o a San Benedetto,
o nel Universo, forse non con uno scopo preciso, ma con una personalità, una
potenzialità, dei principi da cui partire per costruire qualcosa. E questo
qualcosa spero e credo di costruirlo un po’ alla volta con l’aiuto di chi mi ha
dato la vita e non solo. Mi sono saputa e conosciuta. Ho scoperto di essere una
persona sensibile. Sensibile rispetto alle piccole e grandi cose con cui ogni
giorno ci interfacciamo. Sensibile di fronte a un quadro, a un pezzo di musica
classica, sensibile al fruscio del vento che fa danzare la natura, al riso
familiare, alla bellezza ma anche sensibile di fronte al orrore, alla
tragedia. Mi sento particolarmente emotiva e in empatia con chi soffre. Sento
forte in me il desiderio di agire e quindi una costante impotenza, sensazione
che riesco ad annullare solo con le buone azioni in funzione di qualcun altro.
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